25° Giorno La Regina del cielo nel Regno della Divina Volontà

Nazaret, simbolo e realtà del Regno del Fiat divino. Vita nascosta. La depositaria, sorgente e canale perenne dei beni di Gesù.

Preghiera alla Celeste Regina, per ogni giorno del mese di Maggio/Ottobre

Regina Immacolata, celeste Madre mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara figlia, nelle tue braccia, per chiederti coi sospiri più ardenti in questo mese a te consacrato la grazia più grande: che mi ammetta a vivere nel Regno della Divina Volontà. Mamma santa, tu che sei la Regina di questo Regno, ammettimi come figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma popolato dai figli tuoi. Perciò, sovrana Regina, a te mi affido, acciocché guidi i miei passi nel Regno del Voler Divino, e stretta alla tua mano materna guiderai tutto l'essere mio, perché faccia vita perenne nella Divina Volontà. Tu mi farai da mamma, e come a Mamma mia ti faccio la consegna della mia volontà, affinché me la scambi con la Divina Volontà, e così possa restar sicura di non uscire dal Regno suo. Perciò ti prego che mi illumini per farmi comprendere che significa "Volontà di Dio". Ave Maria...

Fioretto del Mese

La mattina, (a) mezzogiorno e (a) sera, cioè tre volte al giorno, andare sulle ginocchia della nostra Mamma celeste e dirle: "Mamma mia, ti amo, e tu amami e dammi un sorso di Volontà di Dio all'anima mia; dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno.

Audio del 25° Giorno La Regina del cielo nel Regno della Divina Volontà

L'anima alla sua sovrana Regina

Mamma dolcissima, eccomi di nuovo vicino alle tue ginocchia materne, dove tu trovi insieme col fanciullino Gesù, e tu vezzeggiandolo gli dici la tua storia d'amore, e Gesù ti dice la sua. Oh, come è bello trovare Gesù e la Mamma che si parlano a vicenda! Ed è tanta la foga del loro amore che restano muti, rapiti, la Madre nel Figlio, ed il Figlio nella Madre. Mamma santa, non mi mettete da parte, ma tenetemi insieme, affinché, ascoltando ciò che dite impari ad amarvi ed a fare sempre la SS. Volontà di Dio.

Lezione della Regina del cielo

Figlia carissima, oh, come ti aspettavo per continuare la mia lezione sul Regno che sempre più distendeva in me il Fiat supremo.

Ora, tu devi sapere che la piccola casa di Nazaret per la Mamma tua, per il caro e dolce Gesù e per San Giuseppe era un paradiso. Il mio caro Figlio, essendo Verbo eterno, possedeva in sé stesso per virtù propria la Divina Volontà; ed in quella piccola umanità risedevano mari immensi di luce, di santità, di gioie e di bellezze infinite; ed io possedevo per grazia il Volere divino, e sebbene non potevo abbracciare l'immensità come l'amato Gesù perché egli era Dio ed Uomo, ed io ero sempre la sua creatura finita con tutto ciò, il Fiat divino mi riempì tanto che aveva formato i suoi mari di luce, di santità, d'amore, di bellezze e di felicità (in me), ed era tanta la luce, l'amore e tutto ciò che può possedere un Volere Divino che usciva da noi, che San Giuseppe restava eclissato, inondato e viveva dei nostri riflessi.

Figlia cara, in questa casa di Nazaret stava in pieno vigore il Regno della Divina Volontà. Ogni piccolo nostro atto, cioè il lavoro, l'accendere il fuoco, il preparare il cibo, erano tutti animati dal Volere supremo e formati sulla sodezza della santità del puro amore. Quindi dal più piccolo al più grande atto nostro scaturivano gioie, felicità, beatitudini immense; e noi restavamo talmente inondati, da sentirci come sotto d'una pioggia dirotta di nuove gioie e contenti indescrivibili.

Figlia mia, tu deve sapere che la Divina Volontà possiede in natura la sorgente delle gioie; e quando regna nella creatura si diletta di dare in ogni suo atto l'atto nuovo continuo delle sue gioie e felicità. Oh, come eravamo felici! Tutto era pace, unione somma, e l'uno si sentiva onorato d'ubbidire all'altro. Anche il mio caro Figlio faceva a gara, ché voleva essere comandato nei piccoli lavori da me e dal caro San Giuseppe. Oh, come era bello vederlo nell'atto in cui aiutava il suo padre putativo nei lavori fabbrili, (o nel) vederlo che prendeva il cibo! Ma quanti mari di grazia faceva scorrere in quegli atti a pro delle creature?

Ora, figlia cara, ascoltami: in questa casa di Nazaret fu formato nella Mamma tua e nell'umanità di mio Figlio il Regno della Divina Volontà, per farne un dono all'umana famiglia, quando si sarebbero disposti a ricevere il bene di questo Regno. E sebbene mio Figlio era Re ed io Regina, eravamo Re e Regina senza popolo; il nostro Regno, sebbene poteva racchiudere tutti e dar vita a tutti, era deserto, perché si voleva la redenzione prima, per preparare e disporre l'uomo a venire in questo Regno sì santo. Molto più che essendo posseduto da me (e) dal mio Figlio, che appartenevamo secondo l'ordine umano all'umana famiglia, ed in virtù del Fiat divino e del Verbo incarnato alla Famiglia divina, le creature ricevevano il diritto d'entrare il questo Regno e la Divinità cedeva il diritto e lasciava le porte aperte a chi volesse entrare. Perciò la nostra vita nascosta di sì lunghi anni servì a preparare il Regno della Divina Volontà alle creature. Ecco perché voglio farti conoscere ciò che operò in me questo Fiat supremo, affinché dimentichi la tua volontà, e dando la mano alla Madre tua, ti possa condurre nei beni che con tanto ma ora ti ho preparato.

Dimmi, figlia del mio cuore, contenterai me ed il tuo e mio caro Gesù, che con tanto amore ti aspettiamo in questo Regno sì santo a vivere insieme con noi per vivere tutta di Volontà divina?

Ora, figlia cara, ascolta un altro tratto d'amore che in questa casa di Nazaret mi fece il mio caro Gesù: Egli mi fece depositaria di tutta la sua vita. Dio, quando fa un'opera, non la (lascia) sospesa, né nel vuoto, ma cerca sempre una creatura dove potere rinchiudere e poggiare tutta l'opera sua; altrimenti passerebbe pericolo che Iddio esponesse le opere sue all'inutilità, ciò che non può essere. Quindi, il mio caro Figlio deponeva in me le sue opere, le sue parole, le sue pene, tutto; fino il respiro depositava nella Mamma sua. E quando, ritirati nella nostra stanzetta, Egli prendeva il suo dolce dire e mi narrava tutti i Vangeli che doveva predicare al pubblico, i Sacramenti che doveva istituire, tutto mi (affidava), e deponendo tutto in me, mi costituiva canale e sorgente perenne, (per)ché da me doveva uscire la sua vita e tutti i suoi beni a pro di tutte le creature. Oh, come mi sentivo ricca e felice nel sentirmi deporre in me tutto ciò che faceva il mio caro Figlio Gesù! Il Volere Divino che regnava in me mi dava lo spazio per poter tutto ricevere, e Gesù si sentiva (dare) dalla Mamma sua il contraccambio dell'amore, della gloria della grande opera della redenzione. Che cosa non ricevetti da Dio, perché non feci mai la mia volontà ma sempre la sua? Tutto; anche la stessa vita del mio Figlio era a mia disposizione; e mentre restava sempre in me, potevo bilocarla per darla a chi con amore me la chiedesse.

Ora, figlia mia, una parolina a te. Se farai sempre la Divina Volontà e mai la tua, e vivrai in essa, io, la Mamma tua, farò il deposito di tutti i beni del mio Figlio nell'anima tua. Oh, come ti sentirai fortunata! Avrai a tua disposizione una vita divina che tutto ti darà; ed io, facendoti da vera Mamma, mi metterò a guardia affinché cresca questa vita in te e vi formi il Regno della Divina Volontà.

L'anima

Mamma santa, nelle tue braccia mi abbandono. Sono una piccola figlia che sente il bisogno estremo delle tue cure materne. Deh, ti prego, che prenda questa mia volontà e la chiuda nel tuo cuore, né me la dare più, affinché possa essere felice di vivere sempre di Volontà Divina; così contenterò te ed il mio caro Gesù.

Fioretto

Oggi, per onorarmi, verrai a fare tre visitine nella casa di Nazaret, per onorare la Sacra Famiglia, recitando tre Pater, Ave e Gloria, pregandoci che ti ammettiamo a vivere in mezzo a noi.

Giaculatoria

Gesù, Maria e Giuseppe, mettetemi insieme (con voi) a vivere nel Regno della Volontà di Dio.

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(25° Bis) La Regina del cielo nel Regno della Divina Volontà. Visita al tempio. Maria modello di preghiera. Smarrimento di Gesù. Gioie e dolori.

L'anima alla sua Madre celeste: Mamma santa, il tuo amore materno mi chiama con voce sempre più potente presso di te; già ti vedo tutta in faccende, pronta per partire da Nazaret. Mamma mia, non mi lasciare, conducimi con te ed io ascolterò con attenzione le altre tue sublimi lezioni.

Lezione della Regina del cielo: Figlia diletta, la tua compagnia e la premura che dimostri nell'udire le mie celesti lezioni onde imitarmi, sono le gioie più pure che puoi procurare al mio cuore materno. Io godo perché posso dividere con te le immense ricchezze della mia eredità. Volgendo uno sguardo ora a Gesù ed ora a me, prestami attenzione. ti narrerò un episodio della mia vita il quale, benché abbia avuto esito consolante, tuttavia mi riuscì dolorosissimo. Immagina che, se il Voler Divino non mi avesse dato sorsi continui e nuovi di fortezza e di grazia, io sarei morta di puro spasimo.

Noi continuavamo a trascorrere la vita nella queta casetta di Nazaret ed il mio caro Figlio cresceva in grazia ed in sapienza. Egli era attraente per la dolcezza e per la soavità della sua voce, per il dolce incanto dei suoi occhi, per l'amabilità di tutta la sua persona. Sì, il Figlio mio era davvero bello, sommamente bello!

Egli da breve tempo aveva raggiunto l'età di dodici anni, quando si andò secondo l'usanza a Gerusalemme, per solennizzare la Pasqua. Ci mettemmo in cammino, lui, San Giuseppe ed io. Spesso, spesso, mentre proseguivamo devoti e raccolti, il mio Gesù rompeva il silenzio e ci parlava or del suo Padre celeste ed or dell'amore immenso che in cuor suo nutriva per le anime.

A Gerusalemme, ci recammo difilato al tempio, e, giuntivi, ci prostrammo con la faccia a terra, adorammo profondamente Dio e pregammo a lungo. La nostra orazione era talmente fervida e raccolta, che apriva i cieli, attirava e legava il celeste Padre, e quindi accelerava la riconciliazione tra lui e gli uomini.

Ora, figlia mia, ti voglio confidare una pena che mi tortura: purtroppo vi sono tanti che vanno bensì in chiesa per pregare, ma la preghiera che essi rivolgono a Dio si ferma sul loro labbro, perché il cuore e la mente loro fuggono lontani da Lui! Quanti si recano in chiesa per pura abitudine o per passare inutilmente il tempo! Questi chiudono il cielo invece di aprirlo. E come sono numerose le irriverenze che si commettono nella casa di Dio! Quanti flagelli non verrebbero risparmiati nel mondo e quanti castighi non si convertirebbero in grazie, se tutte le anime si sforzassero di imitare il nostro esempio!

Soltanto la preghiera che scaturisce da un'anima in cui regna la Divina Volontà agisce in modo irresistibile sul cuore di Dio. Essa è tanto potente, da vincerlo e da ottenere da Lui le massime grazie. Abbi perciò cura di vivere nel Divin Volere, e la Mamma tua, che ti ama, cederà alla tua preghiera i diritti della sua potente intercessione.

Dopo di aver compiuto il nostro dovere nel tempio e di aver celebrata la Pasqua, ci disponemmo a far ritorno a Nazaret.

Nella confusione della folla ci sperdemmo; Io restai con le donne e Giuseppe si unì agli uomini.

Guardai intorno per assicurarmi se il mio caro Gesù fosse venuto con me; però, non avendolo visto, pensai che egli fosse rimasto col padre suo Giuseppe. Quale non fu invece lo stupore e l'affanno che provai allorquando, giunti al punto in cui ci dovevamo riunire, non lo vidi al suo fianco! Ignari di quanto era successo, provammo tale spavento e tale dolore, che restammo muti ambedue. Affranti dal dolore, ritornammo frettolosamente indietro, domandando con ansia a quanti incontravamo: "Deh, diteci se avete visto Gesù, il Figlio nostro, ché non possiamo più vivere senza di lui!"

E piangendo descrivevamo i suoi lineamenti: "Egli è tutto amabile; i suoi begli occhi cerulei sfavillano luce e parlano al cuore; il suo sguardo colpisce, rapisce, incatena; la sua fronte è maestosa, il suo volto è bello, di una bellezza incantevole; la sua voce dolcissima scende fin nel cuore e raddolcisce tutte le amarezze; i suoi capelli inanellati e come d'oro finissimo lo rendono specioso, grazioso. Tutto è maestà, dignità, santità in lui; egli è il più bello tra i figli degli uomini!"

Però, malgrado tutte le nostre ricerche, nessuno ci seppe dir nulla. Il dolore che io provavo rincrudiva in modo tale, da farmi piangere amaramente e da aprire ad ogni istante nell'anima mia squarci profondi, i quali mi procuravano veri spasimi di morte.

Figlia cara, se Gesù era mio Figlio, egli era anche il mio Dio; perciò il mio dolore fu tutto in ordine divino, vale a dire, così potente ed immenso da superare tutti gli altri possibili strazi riuniti insieme.

Se il Fiat che io possedevo non mi avesse sostenuta continuamente con la sua forza divina, Io sarei morta di sgomento.

Vedendo che nessuno ci sapeva dar notizie, ansiosa interrogavo gli angeli che mi circondavano: "Ma ditemi, dov'è il mio diletto Gesù? Dove devo dirigere i miei passi per poterlo rintracciare? Ah, ditegli che non ne posso più, portatemelo sulle vostre ali fra le mie braccia! Deh, angeli miei, abbiate pietà delle mie lacrime, soccorretemi, portatemi Gesù!"

Intanto, riuscita vana ogni ricerca, ritornammo a Gerusalemme. Dopo tre giorni di amarissimi sospiri, di lacrime, di ansie e di timori entrammo nel tempio; io ero tutt'occhi e scrutavo ovunque. Quand'ecco, finalmente, come sopraffatta dal giubilo, scorsi mio Figlio che stava in mezzo ai dottori della legge! Egli parlava con tale sapienza e maestà, da far rimanere rapiti e sorpresi quanti l'ascoltavano.

Al solo vederlo mi sentii ritornare la vita e subito compresi l'occulta ragione del suo smarrimento.

Ed ora una parolina a te, figlia carissima. In questo mistero mio Figlio volle dare a me e a te un insegnamento sublime. Potresti forse supporre che egli ignorasse ciò che io soffrivo?

Tutt'altro, perché le mie lacrime, le mie ricerche, il mio crudo ed intenso dolore si ripercotevano nel suo cuore. Eppure, dorante quelle ore così penose, egli sacrificava alla sua Divina Volontà la sua propria Mamma, colei che egli tanto ama, per dimostrarmi come anch'io un giorno dovessi sacrificare la sua stessa vita al Voler supremo.

In questa indicibile pena non ti dimenticai, mia diletta. Pensando che essa ti avrebbe servito di esempio, la tenni a tua disposizione, affinché anche tu potessi avere, al momento opportuno, la forza di scarificare ogni cosa alla Divina Volontà. Non appena Gesù ebbe finito di parlare, ci avvicinammo riverenti a lui e gli rivolgemmo dolce rimprovero: "Figlio, perché ci hai fatto questo?" E lui, con dignità divina, ci rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io sono venuto al mondo per glorificare il Padre mio?" Avendo compreso l'alto significato di una tale risposta ed avendo adorato in esso il Volere Divino, facemmo ritorno a Nazaret.

Figlia del mio materno cuore, ascolta. Quando smarrii il mio Gesù, il dolore che provai fu quanto mai intenso; eppure a questo se ne aggiunse ancora un secondo, quello cioè del tuo stesso smarrimento.

Infatti, prevedendo che tu ti saresti allontanata dalla Volontà Divina, io mi sentii ad un tempo privare del Figlio e della figlia, e perciò la mia maternità subì un duplice colpo.

Figlia mia, quando sarai in procinto di compiere la tua volontà anziché quella di Dio, rifletti che abbandonando il Fiat divino stai per smarrire Gesù e me e per precipitare nel regno delle miserie e dei vizi.

mantieni quindi la parola che mi desti di rimanere indissolubilmente unita a me, ed io ti concederò la grazia di non lasciarti mai più dominare dal tuo volere, ma esclusivamente da quello divino.

L'anima:

Mamma santa, io tremo pensando agli abissi nei quali la mia volontà è capace di precipitarmi. (Per) causa sua io posso smarrire te, posso perdere Gesù e tutti i beni celesti. Mamma, se tu non mi aiuti, se non mi cingi con la potenze della luce del Voler Divino, sento che non mi è possibile vivere con costanze di Volontà Divina. Ripongo perciò tutta la mia speranza in te, in te confido, da te tutto spero. Così sia.

Fioretto: Reciterai tre Ave Maria per compatire al dolore intenso che provai durante i tre giorni in cui rimasi prima del mio Gesù.

Giaculatoria: Mamma santa, fa che io smarrisca per sempre la mia volontà, per vivere solo nel Divin Volere."

(25° Ter) La Regina del cielo nel Regno della Divina Volontà sulla terra. Regina delle famiglie, Regina dei miracoli. Vincolo di sposalizio tra il Fiat e la creatura. Le nozze di Cana.

L'anima alla sua Madre celeste

Mamma santa, eccomi insieme con te e col dolce Gesù ad assistere ad un novello sposalizio, per vederne i prodigi e comprendere il grande mistero, e dove giunge per me e per tutti il tuo amore materno. Deh, Madre mia, prendi la mia mano nella tua, mettimi sulle tue ginocchia, investimi del tuo amore, purifica la mia intelligenza, e dimmi perché voleste assistere a questo sposalizio.

Lezione della Regina del cielo

Figlia mia carissima, il mio cuore è gonfio d'amore e sentivo il bisogno di dirti la causa, il perché insieme col Figlio mio Gesù volli assistere a questo sposalizio delle nozze di Cana. Tu credi che fosse per una cerimonia qualsiasi? No, figlia, ci sono profondi misteri; prestami attenzione e ti dirò cose nuove, e come il mio amore di madre sfoggiò in modo incredibile, e l'amor di mio Figlio diede veri segni di paternità e di regalità per le creature.

Ora ascoltami. Mio Figlio era ritornato dal deserto e si preparava alla vita pubblica, ma prima volle assistere a questo sposalizio, e perciò permise che fosse invitato. Ci andammo, non per festeggiare, ma per operare cose grandi a pro delle umane generazioni. Mio Figlio prendeva il posto di Padre e di Re nelle famiglie, io prendevo il posto di Madre e Regina. Con la nostra presenza rinnovammo la santità, la bellezza, l'ordine dello sposalizio formato da Dio nell'Eden, cioè di Adamo ed Eva, sposati dall'Ente supremo per popolare la terra e per moltiplicare e crescere le future generazioni. Il matrimonio è la sostanza dove sorge la vita delle generazioni; si può chiamare il tronco dal quale viene popolata la terra. I sacerdoti, i religiosi, sono rami; se non fosse per il tronco, neppure i rami avrebbero vita. Quindi col peccato, col sottrarsi dalla Divina Volontà, Adamo ed Eva fecero perdere la santità, la bellezza, l'ordine della famiglia; ed io, la Mamma tua, la novella Eva innocente, insieme col mio Figlio, andammo per riordinare ciò che Dio fece nell'Eden, e mi costituivo Regina delle famiglie ed impetravo (la) grazia che il Fiat divino regnasse in esse, per avere le famiglie che mi appartenessero, ed io tenessi il posto di Regina in mezzo a loro.

Ma non è tutto, figlia mia; il nostro amore ardeva, e volevamo far conoscere quanto le amavamo, e dar loro la più sublime delle lezioni. Ed ecco come: nel più bello del pranzo mancò il vino, ed il mio cuore di madre si sentì consumare d'amore, che volle prestare aiuto; e sapendo che mio Figlio tutto poteva, con accenti supplichevoli, ma certa che mi avrebbe ascoltata, gli dico: "Figlio mio, gli sposi non hanno più vino". E lui mi risponde: "Non è giunta l'ora mia, di far miracoli". Ed io, sapendo certo che non mi avrebbe negato ciò che gli chiedeva la sua Mamma, dico a quelli che servivano la tavola: "Fate ciò che vi dice mio Figlio, ed avrete ciò che volete, anzi avrete il di più e sovrabbondante."

Figlia mia, in queste poche parole io davo una lezione, la più utile, necessaria e sublime alla creature. Io parlavo col cuore di madre di dicevo: "Figli miei, volete essere santi? Fate la Volontà di mio Figlio; non vi spostate di ciò che lui vi dice ed avrete la sua somiglianza, la sua santità in vostro potere. Volete che tutti i mali vi cessino? Fate ciò che vi dice mio Figlio. Volete qualunque grazia, anche difficile? Fate ciò che vi dice e vuole. Volete anche le cose necessarie della vita naturale? Fate ciò che dice mio Figlio. perché nelle sue parole, in ciò che vi dice e vuole, tiene racchiusa tale potenza, che come parla, la sua parola racchiude ciò che chiedete e fa sorgere nelle anime vostre le grazie che volete. Quanti si veggono pieni dei passioni, deboli, afflitti, sventurati, miserabili; eppure pregano e pregano, ma perché non fanno ciò che dice mio Figlio nulla ottengono, il cielo pare chiuso per loro. Questo è un dolore per la tua Mamma, perché vedo che mentre pregano, si allontanano dalla fonte dove risiedono tutti i beni, qual (è) la Volontà di mio Figlio.

Ora, i servienti fecero appunto ciò che loro disse mio Figlio, cioè: "Riempite i vasi d'acqua e portateli a tavola". Il mio caro Gesù benedisse quell'acqua e si convertì in vino squisito. Oh, mille volte beato chi fa ciò che lui dice e vuole! Con ciò mio Figlio mi dava l'onore più grande, mi costituiva Regina dei miracoli; perciò volle la mia unione e preghiera nel fare il primo miracolo. Lui mi amava troppo, tanto, che volle darmi il primo posto di Regina anche nei miracoli, e coi fatti diceva, non con le parole: "Se volete grazie, miracoli, venite alla mia Madre; io non le negherò mai nulla di ciò che essa vuole".

Oltre di ciò, figlia mia, con l'avere assistito a questo sposalizio, io guardavo i secoli futuri, vedevo il Regno della Divina Volontà sulla terra, guardavo le famiglie, ed impetravo a loro che simboleggiassero l'amore della Trinità Sacrosanta, per fare che il suo Regno fosse in pieno vigore, e con i miei diritti di Madre e Regina, prendevo a petto mio il regime di esso, e possedendone la fonte, mettevo a disposizione delle creature tutte le grazie, gli aiuti, la santità che ci vuole per vivere in un Regno sì santo. E perciò vado ripetendo: "Fate ciò che vi dice mio Figlio."

Figlia mia, ascoltami: non cercare altro se vuoi tutto in tuo potere, e dammi il contento che possa fare di te la vera figlia mia e della Divina Volontà. Ed allora io prenderò l'impegno di formare lo sposalizio tra te ed il Fiat, e facendoti da vera Madre, vincolerò lo sposalizio col darti per dote la stessa vita di mio Figlio, e per dono la mia maternità e tutte le mie virtù.

L'anima

Mamma celeste, quanto ti devo ringraziare del grande amore che mi porti, e come, in tutto ciò che fai, hai sempre un pensiero per me e mi prepari e dai tali grazie, che insieme con me cieli e terra ne restano commossi e rapiti, e tutti ti diciamo: "Grazie! Grazie!" Deh, Mamma santa, scolpisci nel mio cuore le tue sante parole: "Fa ciò che ti dice mio Figlio", affinché generi in me la vita della Divina Volontà, che tanto sospiro e voglio; e tu suggellami la mia volontà, affinché sia sempre sottoposta alla Divina.

Fioretto

In tutte le nostre azioni tendiamo le orecchie per ascoltare la nostra Mamma celeste, che ci dice: "Fate ciò che vi dice mio Figlio", affinché tutto facciamo per compiere la Divina Volontà.

Giaculatoria

Mamma santa, vieni nell'anima mia, e fammi il miracolo di farmi possedere dalla Divina Volontà.