27° Giorno La Regina del cielo nel Regno della Divina Volontà

Suona l'ora del dolore: la Passione. Un Deicidio. Il pianto di tutta la natura.

Preghiera alla Celeste Regina, per ogni giorno del mese di Maggio/Ottobre

Regina Immacolata, celeste Madre mia, vengo sulle tue ginocchia materne per abbandonarmi, come tua cara figlia, nelle tue braccia, per chiederti coi sospiri più ardenti in questo mese a te consacrato la grazia più grande: che mi ammetta a vivere nel Regno della Divina Volontà. Mamma santa, tu che sei la Regina di questo Regno, ammettimi come figlia tua a vivere in esso, affinché non sia più deserto, ma popolato dai figli tuoi. Perciò, sovrana Regina, a te mi affido, acciocché guidi i miei passi nel Regno del Voler Divino, e stretta alla tua mano materna guiderai tutto l'essere mio, perché faccia vita perenne nella Divina Volontà. Tu mi farai da mamma, e come a Mamma mia ti faccio la consegna della mia volontà, affinché me la scambi con la Divina Volontà, e così possa restar sicura di non uscire dal Regno suo. Perciò ti prego che mi illumini per farmi comprendere che significa "Volontà di Dio". Ave Maria...

Fioretto del Mese

La mattina, (a) mezzogiorno e (a) sera, cioè tre volte al giorno, andare sulle ginocchia della nostra Mamma celeste e dirle: "Mamma mia, ti amo, e tu amami e dammi un sorso di Volontà di Dio all'anima mia; dammi la tua benedizione, affinché possa fare tutte le mie azioni sotto il tuo sguardo materno.

Audio del 27° Giorno La Regina del cielo nel Regno della Divina Volontà

L'anima alla sua Madre dolente

Mia cara Madre addolorata, oggi più che mai sento l'irresistibile bisogno di starmi a te vicina. No, non mi sposterò dal tuo fianco, per essere spettatrice dei tuoi acerbi dolori e chiederti, come figlia, la grazia che deponga in me i tuoi dolori e quelli del tuo Figlio Gesù, ed anche la sua stessa morte, affinché la sua morte ed i tuoi dolori mi diano la grazia di farmi morire continuamente la mia volontà, e sopra di essa farmi risorgere la vita della Divina Volontà.

Lezione della Regina dei dolori

Figlia carissima, non mi negare la tua compagnia in tanta mia amarezza. La Divinità ha già decretato l'ultimo giorno del mio Figlio quaggiù. Già un apostolo l'ha tradito, dandolo nelle mani dei Giudei per farlo morire. Già il mio caro Figlio, dando in eccesso d'amore e non volendo lasciare i suoi figli, che con tanto amore venne a cercare sulla terra, si lascia nel Sacramento dell'Eucaristia, affinché chiunque lo voglia lo possa possedere. Sicché la vita del Figlio mio sta per finire, e (sta) per prendere il volo alla sua Patria celeste.

Ah, figlia cara, il Fiat divino me lo diede, ed io nel Fiat divino lo ricevetti, ed ora nello stesso Fiat ne faccio la consegna.

Mi si strazia il cuore; mari immensi di dolori mi inondano; mi sento che la vita mi vien meno per lo spasimo atroce. Ma nulla potevo negare al Fiat divino; anzi, mi sentivo disposta a sacrificarlo con le mie stesse mani se lo avesse voluto. La forza del Voler Divino e' Onnipotente; e Io mi sentivo tale fortezza in virtù di Esso, che mi sarei contentata di morire anziché negare nulla alla Divina Volontà.

Ora, figlia mia, ascoltami: il mio materno cuore è affogato di pene; il solo pensare che mi deve morire il mio Figlio, il mio Dio, la mia vita, è più che morte per la Mamma tua; eppure, so che devo vivere. Che strazio! Che squarci profondi si formano nel mio cuore, che come spade taglienti mi lo passano a parte a parte! Eppure, figlia cara, mi duole il dirlo, ma devo dirtelo: in queste pene e squarci profondi e nelle pene del mio amato Figlio c'era l'anima tua, la tua volontà umana, che non facendosi dominare da quella di Dio, noi la coprivamo di pene, la imbalsamavamo, la fortificavamo con le nostre pene, affinché si disponesse a ricevere la vita della Divina Volontà.

Ah, se il Fiat divino non mi avesse sostenuto e non (avesse) continuato il suo corso, dei mari infiniti di luce, di gioia, di felicità a fianco dei mari dei miei acerbi dolori, io sarei morta tante volte per quante pene soffrì il mio caro Figlio! Oh, come mi sentii straziare, quando l'ultima volta mi si fece vedere pallido, come una mestizia di morte sul volto, e con voce tremante, come se volesse dare in singhiozzo, mi disse: "Mamma, addio! Benedici il tuo Figlio, e dammi l'ubbidienza di morire. Il mio ed il tuo Fiat divino mi fece (essere) concepito, (ed) il mio ed il tuo Fiat divino mi deve far morire. Presto, oh Mamma cara, pronunzia il tuo Fiat, e dimmi: Ti benedico e ti do l'ubbidienza di morire crocifisso! Così vuole l'eterno Volere, così voglio anch'io."

Figlia mia, che schianto al mio cuore trafitto! Eppure dovetti dirlo, perché in noi non esistevano pene forzate, ma tutte volontarie. Quindi d'ambo le parte ci benedimmo e dandoci quello sguardo che non sa distaccarsi più dall'oggetto amato, il caro mio Figlio, la dolce mia vita, partì, ed io, la tua Mamma dolente, restai; ma l'occhio dell'anima mia non lo perdette mai di vista. Lo seguii nell'orto, nella sua tremenda agonia, ed oh, come mi sanguinò il cuore nel vederlo abbandonato da tutti e fin dai suoi più fidi e cari apostoli!

Figlia mia, l'abbandono delle persone care è uno dei dolori più grandi per un cuore umano nelle ore tempestose della vita, specie per il mio Figlio, che tanto li aveva amati e beneficati, e (che) stava in atto di dar la vita per quelli stessi che già lo avevano abbandonato nelle ore estreme della sua vita, anzi, ne erano fuggiti! Che dolore, che dolore! Ed io, nel vederlo sudar sangue, agonizzare, agonizzavo insieme e lo sostenevo nelle mie braccia materne. Io ero inseparabile dal Figlio mio; le sue pene (si) riflettevano nel mio cuore liquefatto dal dolore e dall'amore, ed io le sentivo più (che) se fossero mie. Così lo seguii tutta la notte. Non ci fu pena né accusa che gli fecero che non risuonasse nel mio cuore. Ma all'alba del mattino, non potendone più, accompagnata dal discepolo Giovanni, dalla Maddalena e da altre pie donne, lo volli seguire passo passo, da un tribunale all'altro, anche corporalmente.

Figlia mia carissima, io sentivo lo scroscio delle battiture che piovevano sul corpo nudo di mio Figlio; sentivo le burle, le risa sataniche ed i colpi che gli davano sulla testa nell'atto di coronarlo di spine. Lo vidi quando Pilato lo mostrò al popolo sfigurato ed irriconoscibile; sentii assordarmi le orecchie dal "Crocifiggilo, Crocifiggilo!".Lo vidi addossarsi la croce sulle spalle, sfinito, affannato; ed io, non potendo reggere, affrettai il passo per dargli l'ultimo abbraccio ed asciugargli il volto tutto bagnato di sangue. Macché! Per noi non c'era pietà. I soldati crudeli lo strapparono con le funi e lo fecero cadere. Figlia cara, che pena straziante il non poter soccorrere in tante pene il mio caro Figlio! perciò, ogni pena apriva un mare di dolore nel mio trafitto cuore. Finalmente lo seguii al Calvario, dove in mezzo a pene inaudite e contorcimenti orribili, fu crocifisso ed innalzato in croce; e solo allora mi fu concesso di starmi ai piedi della croce, per ricevere dalle sue labbra morenti il dono di tutti i miei figli ed il diritto e suggello della mia maternità su tutte le creature. E poco dopo, fra spasimi inauditi, spirò. Tutta la natura si vestì di lutto e pianse la morte del suo Creatore. Pianse il sole, oscurandosi e ritirandosi inorridito dalla faccia della terra. Pianse la terra con un forte tremito, squarciandosi in vari punti per il dolore della morte del suo Creatore. Tutti piansero: le sepolture con l'aprirsi, i morti col risorgere, ed anche il velo del tempio pianse di dolore con lo squarciarsi. Tutti persero il brio e sentirono terrore e spavento. Figlia mia, e la tua Mamma stava impietrita dal dolore, aspettandolo nelle mie braccia per chiuderlo nel sepolcro.

Ora, ascoltami nel mio intenso dolore: voglio parlarti con le pene del mio Figlio dei gravi mali della tua volontà umana. Guardalo, nelle mie braccia dolenti, come è sfigurato! E' il vero ritratto dei mali che il volere umano fa alle povere creature. Ed il mio caro Figlio volle soffrire tante pene per rialzare questa volontà caduta nel basso di tutte le miserie; ed ogni pena di Gesù ed ogni mio dolore la chiamano a risorgere nella Volontà Divina. Fu tanto il nostro amore, che per mettere al sicuro questa volontà umana la riempimmo delle nostre pene, fino ad affogarla ed a chiuderla dentro i mari immensi dei miei dolori e di quelli del mio amato Figlio.

Perciò, in questo giorno di dolori per la tua Madre dolente, e tutto per te, dammi per contraccambio nelle mie mani la tuo volontà, affinché la chiuda nelle piaghe sanguinanti di Gesù, come la più bella vittoria della sua passione e morte, e come trionfo dei miei acerbissimi dolori.

L'anima

Mamma dolente, le tue parole mi feriscono il cuore, e mi sento morire nel sentire che è stata la mia volontà ribelle che vi ha fatto tanto soffrire. Perciò, ti prego che la chiuda nelle piaghe di Gesù, per vivere delle sue pene e dei tuoi acerbi dolori.

Fioretto

Oggi, per onorarmi, bacerai le piaghe di Gesù dicendo cinque atti d'amore, pregandomi che i miei dolori suggellino la tua volontà nell'apertura del suo sacro costato.

Giaculatoria

Le piaghe di Gesù ed i dolori della Mamma mia, mi diano la grazia di far risorgere la volontà mia nella Volontà di Dio.

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