9° Giorno Novena di Natale

Amore Agonizzante

Nono Giorno / Nono Ora

Nono eccesso d'amore

"Figlia mia, il mio stato è sempre più doloroso. Se mi ami, il tuo sguardo abbilo fisso in me, per vedere se al tuo piccolo Gesù puoi apprestare qualche sollievo. Una parolina d'amore, una carezza, un bacio, metterà tregua al mio pianto e alle mie afflizioni.


Senti, figlia mia, dopo aver dato otto eccessi del mio Amore, che l'uomo mi contraccambiò così malamente, il mio Amore non si diede per vinto e all'ottavo eccesso volle aggiungere il nono; e questo furono le ansie, i sospiri di fuoco, le fiamme dei desideri, ché volevo uscire dal seno materno per abbracciare l'uomo, e questo riduceva la mia piccola Umanità, non ancora nata, ad una agonia tale da giungere a dare l'ultimo anelito. E mentre stavo per dare l'ultimo respiro, la mia Divinità, che era inseparabile da me, mi dava dei sorsi di vita, e così riprendevo la vita, per continuare la mia agonia e ritornare di nuovo a morire.


Fu questo il nono eccesso del mio Amore: agonizzare e morire d'amore continuo per la creatura. Oh, che lunga agonia di nove mesi! Oh, come l'Amore mi soffocava e mi faceva morire! E se non avessi avuto la Divinità con me, che mi ridonava la vita ogni qual volta stavo per finire, l'Amore mi avrebbe consumato prima di uscire alla luce del giorno".


Poi soggiungeva: "Guardami, ascoltami, come agonizzo! Come il mio piccolo Cuore batte, affanna, brucia! Guardami, adesso muoio!" E faceva profondo silenzio.


Io mi sentivo morire, mi si gelava il sangue nelle vene e tremante gli dicevo: "Amor mio, Vita mia, non morire, non mi lasciare sola! Tu vuoi amore, ed io ti amerò, non ti lascerò più.


Dammi le tue fiamme, per poterti più amare e consumarmi tutta per te".


Dal Libro di Cielo Volume 35 - Dicembre 28, 1937


Come a Luisa, Gesù si rivolge anche a noi: [...] "Figlia del mio amore, fammi sfogare, che non posso più contenermi. Com'è duro amare e non essere riamato e non avere a chi dire le mie sorprese d'amore! è la pena più indicibile per il nostro Ente Supremo; perciò ascoltami. Ora tu devi sapere che Io venni sulla terra per mettere in salvo le mie abitazioni. L'uomo è la mia abitazione, che con tanto amore Mi ero formato, in cui, per farla degna di Me, aveva concorso la mia Potenza e l'arte creatrice della mia Sapienza. Era un prodigio questa abitazione, del nostro Amore e delle nostre mani divine. Ora, col sottrarsi dalla nostra Volontà, la nostra abitazione diventò crollante, all'oscuro, ed abitazione di nemici e di ladri. Qual dolore non fu per Noi!


Sicché la mia vita quaggiù servì a restituire e ripristinare e mettere in salvo questa abitazione, che con tanto amore Ci eravamo formati. Era anch'essa nostra, conveniva salvarla per poterla abitare di nuovo; perciò per salvarla diedi tutti i rimedi possibili ed immaginabili: esibii la mia stessa Vita per fortificarla, cementarla di nuovo, versai tutto il mio Sangue per lavarla da tutte le sozzure e colla mia morte ridarle la vita per farla degna di ricevere di nuovo come abitatore Colui che l'aveva creata.


Ora, avendo dato tutti i mezzi per salvare la nostra abitazione, era decoroso per Noi mettere in salvo il Re che la doveva abitare. Il nostro amore restò a metà della sua corsa, inceppato, e come appeso ed arrestato nel suo cammino; perciò il Regno della nostra Volontà servirà a mettere in salvo quel Fiat respinto dalla creatura, a dargli l'entrata nella sua abitazione, a farlo regnare e dominare da Sovrano qual è. Non sarebbe opera degna della nostra Sapienza creatrice salvare le abitazioni e, Colui che le deve abitare andare ramingo, all'aperto, senza regno e senza dominio. Salvare le abitazioni e non salvare Se stesso, né potere abitare le abitazioni salvate, sarebbe assurdo, come se non avessimo potenza sufficiente per salvarci Noi stessi; questo non sarà mai. Se abbiamo avuto potenza di salvare la nostra opera creatrice, avremo potenza di mettere in salvo la nostra vita nell'opera nostra.


Ah, sì, avremo il nostro Regno, faremo prodigi inauditi per averlo! Il nostro amore compirà il suo cammino, non resterà a metà, si sbarazzerà dai ceppi, continuerà la sua corsa portando il balsamo alle ferite dell'umano volere, ornerà con fregi divini queste abitazioni e col suo impero chiamerà il nostro Fiat ad abitare e regnare, dandogli tutti i diritti che gli sono dovuti. Se non fosse certo il Regno della mia Volontà, a che pro aggiustare, ripristinare le abitazioni?


Ah, figlia mia, tu non comprendi bene che significa il non fare la nostra Volontà! Ci vengono tolti tutti i diritti, Ci soffocano tante nostre vite divine. Il nostro Amore era ed è tanto, che in ogni atto di creatura volevamo creare Noi stessi per farci amare, per farci conoscere e per stare in continuo scambio di vita tra le creature e Noi. Fare ciò senza della nostra Volontà è impossibile; Essa sola tiene potenza e virtù di rendere la creatura adattabile per ricevere la nostra vita divina, e mette in via il nostro Amore per crearci nell'atto della creatura.


Tu devi sapere che in ogni atto che la creatura fa nella nostra Volontà, una forza irresistibile Ci chiama: la guardiamo, riflettiamo in essa, e con un amore che non Ci è dato resistere creiamo la nostra vita; e se tu sapessi che significa creare la nostra vita! Vi entra uno sfoggio d'amore sì grande, che nella nostra enfasi d'amore diciamo: 'Ah, la creatura Ci ha fatto formare la nostra vita nell'atto suo!' Sentiamo parità d'amore, di santità, di gloria nostra, e restiamo con ansia ad aspettare la continua ripetizione degli atti suoi nel nostro Volere, per ripetere la nostra vita, per avere nell'atto suo Noi stessi che Ci amiamo, che Ci glorifichiamo. Ed allora abbiamo il vero scopo della Creazione: che tutto serve a Noi; anche il più piccolo atto della creatura serve per ripetere la nostra vita e per fare sfoggio del nostro amore. Perciò il vivere nel nostro Volere sarà tutto per Noi e tutto per la creatura".


Preghiera Mio tenero Bimbo Gesù, io desidero che Tu aprendo i tuoi occhi alla luce di questo mondo, Ti veda circondato dalle falangi delle opere tue, ciascuna delle quali Ti dica con me: "Ti amo, Ti amo, Ti amo! Ti benedico, Ti ringrazio, Ti adoro!"; con tutte loro vorrei imprimere il mio primo bacio sulle tue labbra infantili!


Non appena fosti nato, Tu subito Ti rifugiasti tremante fra le braccia della Mamma Celeste ed Ella Ti strinse al suo seno, Ti baciò, Ti riscaldò, Ti nutrì col suo latte e Ti quietò il pianto.


Anch'io, Bambinello Gesù, voglio mettermi in braccio alla Mamma tua e sullo stesso suo bacio io voglio deporre il mio; voglio far scorrere il mio Ti amo nel suo latte verginale, per poterti nutrire col mio amore. Tutto ciò che Ella Ti fece, voglio fartelo anch'io.


Mio amato Bambino, vedi, non sono sola; con me ho tutto: ho il sole per riscaldarti e, per asciugare le tue lacrime, tengo tutte le opere tue. Tu vagisci e singhiozzi, perché non Ti vedi amato; ma io, col mio Ti amo voglio cantarti una nenia che Ti riconcili il sonno, così mi riuscirà più facile invocare da Te, al tuo risveglio, il Regno del tuo FIAT Divino. (Cfr.: Il Pio Pellegrinaggio dell'anima nell'Operato della Divina Volontà - Nona Ora)


Il 16 Dicembre 1928 - Volume 25 - Luisa scrive: Stavo facendo la meditazione e siccome oggi incominciava la Novena al Bambino Gesù, stavo pensando ai nove eccessi che Gesù con tanta tenerezza mi aveva narrato nella sua Incarnazione, che ci sono scritti nel primo Volume, e sentivo grande ripugnanza di ricordarlo al Confessore, perché lui mi aveva detto nel leggerli, che voleva leggerli in pubblico nella nostra cappella. Ora mentre ciò pensavo il mio Bambinello Gesù si faceva vedere nelle mie braccia piccino, piccino, che carezzandomi colle sue piccole manine mi ha detto: "Come è bella la piccola figlia mia! come è bella! come devo ringraziarti che Mi hai ascoltato".


Ed io: 'Amor mio, che dici? io devo ringraziare Te che mi hai parlato, e che con tant'amore facendomi da Maestro mi hai dato tante lezioni che io non meritavo'. E Gesù: "Ah figlia mia, a quanti voglio parlare e non Mi danno ascolto e Mi riducono al silenzio, ed a soffocare le mie fiamme. Sicché dobbiamo ringraziarci a vicenda, tu a Me ed Io a te. E poi, perché vuoi opporti alla lettura dei nove eccessi? Ah! tu non sai quanta vita, quant'amore e grazia contengono! Tu devi sapere che la mia parola è creazione, e nel narrarti i nove eccessi del mio amore nell'Incarnazione Io non solo rinnovavo il mio amore che ebbi nell'incarnarmi, ma creavo nuovo amore per investire le creature e vincerle a darsi a Me. Questi nove eccessi del mio amore manifestatiti con tant'amore di tenerezza e semplicità, formavo il preludio alle tante lezioni che dovevo darti del mio Fiat Divino per formare il suo Regno, ed ora col leggerli, il mio amore viene rinnovato e duplicato. Non vuoi tu dunque che il mio amore duplicandosi straripa fuori ed investa altri cuori, affinché come preludio si dispongano alle lezioni della mia Volontà per farla conoscere e regnare?"


Ed io: 'Mio caro Bambino, credo che hanno parlato tanti della tua Incarnazione'.


E Gesù: "Sì, sì hanno parlato, ma sono state parole prese dalla ripa del mare del mio amore, quindi sono parole che non posseggono né tenerezze, né pienezza di vita. Invece quelle poche parole che ho detto a te, te le ho detto da dentro la vita della sorgente del mio Amore, e contengono vita, forza irresistibile e tenerezze tali che soli i morti non sentiranno muoversi a pietà di Me, piccolo Piccino, che tante pene soffrì fin dal seno della Mamma Celeste".


Dopo di ciò si leggeva in cappella dal Confessore il primo eccesso dell'amore di Gesù nell'Incarnazione, ed il mio dolce Gesù da dentro il mio interno tendeva le orecchie per ascoltare, e tirandomi a Sé mi ha detto: "Figlia mia, quanto Mi sento felice nell'ascoltarli, ma la mia felicità si accresce nel tener te in questa Casa della mia Volontà[1], che tutti e due siamo ascoltatrici, Io di ciò che ti ho detto e tu di ciò che da Me hai ascoltato; il mio Amore si gonfia, bolle e straripa, senti, senti com'è bello! La parola contiene il fiato e come si parla, la parola porta il fiato, che come aria gira di bocca in bocca, e comunica la forza della mia parola creatrice, e scende nei cuori la nuova Creazione che la mia parola contiene. Senti figlia mia, nella Redenzione ebbi il corteggio dei miei Apostoli, ed Io in mezzo a loro ero tutt'amore per istruirli, non risparmiavo fatica, per formare il fondamento della mia Chiesa. Ora in questa Casa sento il corteggio dei primi figli del mio Volere e sento ripetere le mie scene amorose nel veder te in mezzo ad essi, che con tutt'amore vuoi impartire le lezioni sul mio Fiat Divino per formare le fondamenta del Regno della mia Divina Volontà. Se tu sapessi come Mi sento felice nel sentirti parlare del mio Voler Divino, aspetto con ansia quando prendi la parola per ascoltarti, per sentire la felicità che Mi porta la mia Divina Volontà".

Conclusione della Novena

Così passai i giorni della Novena (scrive Luisa). Mentre giunse la vigilia mi sentivo più che mai accesa d'insolito fervore e vi stavo sola nella stanza, ed eccomi che mi si fa dinanzi il Bambinello Gesù, tutto bello, sì, ma tremante, in atto di volermi abbracciare, ed io mi alzai e corsi per abbracciarlo, ma nell'atto di stringerlo mi scomparve; e questo si ripetè per ben tre volte. Restai tanto commossa e accesa, che non so spiegarlo.

Da una lettera di Sant'Annibale Maria Di Francia a Luisa: J.M.J.A. Messina, 14 Febbraio 1927

Stimatissima nel Signore, ...vi dico pure che a leggere i nove Esercizi di Natale, di cui già abbiamo in pronto le bozze, si resta esterrefatti dell'immenso Amore e dell'immenso patire di Nostro Signore Gesù Cristo benedetto per nostro amore, per la salute delle anime. In nessun libro ho letto, sul proposito, una Rivelazione così toccante e penetrante!...

x giorno

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